Sto per partire.
Ancora un’ora e poi inizia il mio breve viaggio.
Adesso in sottofondo: Nine Inch Nails.
Accanto a me una mezza Moretti, poco più in là un portatile con slide porno.
Nelle altre stanze, musica e televisioni a tutto volume, gente che si parla, ma non capisce cosa dice o ascolta: non è colpa del casino mediatico, è la gente.
Arriverò dove forse starò meglio? Non lo so, lo spero. Almeno lì avrò qualcuno che mi ascolta, sul serio.
Fanculo il clima, fanculo l’umidità. E fanculo allo bello sole nostro.
Quello che mi serve è trasparenza o almeno finta trasparenza. Qui non ne vedo, nemmeno se mi alzo e mi affaccio alla finestra. Nemmeno se ascolto persone qualificate.
Forse in un altro Paese, forse là riusciranno a fregarmi bene.
Lo spero proprio, spero che mi freghino e che io mai me ne accorga.
E’ così: a volte capita di arrendersi, vorrei non farlo, ma capita di pensarci su nei momenti più paranoici e tristi. Vorrei che non fosse così ma a volte lo è, e non ci si può fare nulla. A volte.
La birra finisce, le slide porno sono in loop.
A volte anche il tempo sembra un disco continuo, sembra di ritrovare situazioni perdute, persone perdute.
Non vi dà gioia sfatare illusioni?
Ho un treno da prendere. A presto?