Più piedi, più bici, più testa.

Copincollo da ReKombinant.

Donne e motori?

Con la spiritosa headline: “Donne e motori? Motori.” viene pubblicizzato un evento che non possiamo definire altrimenti che lugubre: il Motor Show si terrà a Bologna a partire dal 5 dicembre.
Lugubre è la lista di incidenti mortali che ogni anno sono provocati dall’automobile, mezzo di trasporto antidiluviano, irrazionale, pericoloso, criminogeno, antieconomico.
Lugubre è il numero crescente di tumori polmonari causati dalle emissioni di sostanze velenose rilasciate nell’atmosfera delle città invase da ingombranti oggetti metallici scagliati a velocità assurde contro la vita umana.
Lugubre è l’aspetto delle città senza più bambini che giocano per strada, senza più giovani che si bacino e si abbraccino in periferie desertificate e cementificate dal Moloch Automobile.
Lugubre è il sistema economico che si regge sull’automobile, e ora sta sgretolandosi, e diffonde con il suo collasso ansia miseria e barbarie perché gli umani motorizzati non sono in grado di concepire una vita più rilassata e meno consumista e reagiscono alla crisi con crisi di panico e violenza aggressiva.
L’automobile è una delle catene essenziali della schiavitù contemporanea. Abbiamo bisogno dell’automobile per andare a farci sfruttare otto dieci ore al giorno. E siamo disposti a farci sfruttare otto dieci ore al giorno per poterci permettere l’automobile.
Quanto più si moltiplicano le automobili tanto più diminuisce l’utilità di quel mezzo, perché le strade diventano blocchi di metallo che si muovono sempre più lentamente.

I padroni dell’economia non hanno né intelligenza né creatività né soprattutto senso etico. Altrimenti si renderebbero conto del fatto che l’automobile deve scomparire dal futuro umano, e che occorre sviluppare altre tecnologie di trasporto. Invece eccoli indignati perché il protocollo di Kyoto prevede una riduzione delle emissioni velenose, eccoli strepitare e implorare una proroga. Vogliono continuare a distruggere i nostri polmoni, vogliono continuare ad uccidere perché i loro profitti non scendano di qualche punto.
Quanto ai politici e agli amministratori si guardano bene dal cercare nuove soluzioni, perché i padroni del petrolio e dell’auto sono anche i loro padroni. Ecco allora il governo italiano che rifiuta di applicare le decisioni europee pur di non ridurre il veleno e il profitto.
La politica e l’amministrazione delle città non ha il coraggio di fermare questa follia perché teme l’ira dei cittadini autodipendenti. E ogni anno un numero sempre più alto di persone finisce in ospedale con problemi polmonari gravi come l’asma e la bronchite. Il cancro polmonare uccide ogni anno un numero più alto di persone.
Ma l’autodipendente non vuole sentire ragioni. Non sopporta l’idea di usare le gambe, la bicicletta o il mezzo pubblico. Se deve portare i bambini a scuola non può rinunciare a tirare fuori il ferro, anche se crescono le probabilità che i suoi bambini si becchino un’asma bronchiale, o magari un cancro ai polmoni prima di raggiungere i quarant’anni.

Un numero sempre più vasto di persone ha capito che l’automobile è un ferro vecchio, simbolo di un’era ormai declinata, diffusore di psicopatie aggressive e suicidarie. E si comincia ad usare la bicicletta. Ma le amministrazioni e i poteri economici considerano la bicicletta un vezzo strano, un hobby per perdigiorno, anche se è provato che in città qualsiasi percorso si copre più rapidamente in bici che in automobile. Ecco allora che l’Amministrazione di una città come Bologna penalizza l’uso della bicicletta. Il sindaco Cofferati e il suo partito sostengono di avere realizzato nuove piste ciclabili, ma chi va in bici a Bologna sa benissimo che si tratta di una burla criminale. Le cosiddette piste ciclabili sono in realtà gimkane pericolose in mezzo a strade intasate da veicoli spernacchianti. Piuttosto che violare il manto stradale, tempio intoccabile della divinità automobile, gli amministratori disegnano piste ciclabili assolutamente improbabili su marciapiedi in cui i poveri pedoni sono costretti a contendersi lo spazio con i ciclisti.

La commissione progettuale Inquinamento Zero, componente della lista Bolognacitta libera, riunitasi il 12 ottobre ha deciso di lanciare un appello ai ciclisti della Provincia di Bologna e della Regione, e a tutti i ciclisti italiani: partecipate al convegno che si terrà il 5. 6. dicembre a Bologna. Partecipate in bicicletta.
In un locale che comunicheremo in quei giorni si terrà un convegno che sarà dedicato a diversi argomenti: prima di tutto alla bicicletta, alla sua storia e alle sue evoluzioni possibili, alla sua funzione come mezzo di trasporto e come metafora di un modo di vivere più umano. Inoltre ci sarà un incontro dedicato alla fine dell’auto, al suo smontaggio e alla mobilità del futuro.

Una parte dell’incontro per finire sarà dedicato al centenario della pubblicazione del Manifesto del Futurismo italiano, che all’automobile dedicò (cento anni fa) un’attenzione tutta particolare.

Testo di BiFo, originale su RK.

Consensone con mascherina anti-smog.