Firenze
Ieri è finito quello che hanno chiamato Italia Wave Love Festival, quello che è costato 3 milioni di euro, il successore dell’Arezzo Wave. Ieri è stata l’ultima serata.
Il tutto si è svolto fuori Firenze verso Sesto F., vicino alla discarica-inceneritore, in un grande campo coltivato a erba morta, buche e terra, recintato da una rete apparentemente anti-scavalcamento alta due metri.
L’ingresso è composto da 4-5 sub-ingressi a guardia dei quali si potevano trovare un sacco di amicy gentili: Digos, Polizia varia, Finanzieri, omini in armatura antisommossa e poi gli stuart, i carissimi stuart con la scritta AMICI sulla schiena. Meno male! Mi stavo preoccupando.
– [18/07] Prima mia serata: Arriviamo in bicicletta (!!!) alle 21 meno qualche millesimo di secondo (chi entrava dopo le 21 doveva pagare 10 EURO). Dopo 30 minuti di coda casuale è stato il nostro turno. Il turno per la perquisizione, ovvio. Veniva controllata e frugata qualsiasi cosa potesse contenere un mini coltellino svizzero monofunzione. Quindi borse, borsette, valige, zaini da trecking. Ma non le scarpe, NON LE SCARPE, pivelli…
Venivano requisiti: bottiglie di vetro, moschettoni delle chiavi, lattine (?) e droghe (!). Ma NON LE SCARPE (una scarpa può fare molto male a volte). A me hanno preso il minimoschettone delle chiavi ma non la chiave di casa, che è grossa e pesante quasi due volte il moschettone… delirio. Poi mi hanno pure passato un affare bippante tra le gambe :|
Questi sbirracci sembravano ce l’avessero con te, ti guardavano torvo, con un’espressione davvero amichevole, forse per metterci di buon umore. Così una volta dentro avremmo potuto sfogare tutta la nostra rabbia repressa (e depressa).
– [21/07] Seconda serata: era la sera di Vinicio Capossela ed era sabato, quindi ci preveniamo e partiamo 10 minuti prima. In bici (!!!) imbocchiamo finalmente lo stradone che arriva al festival verso un quarto alle nove e lo troviamo gremito di pellegrini, appiedati e sudati. Potevamo leggere chiaramente sul loro volto le preoccupazioni più varie:
- «Non ce la faremo mai ad arrivare per le nove…»
- «Merda, la navetta poteva almeno portarci davanti…»
- «Questi stronzi egoisti in bici…»
Noi, col sorriso negli occhi e sulle labbra, in 30 secondi passiamo tutti ed arriviamo all’ingresso. Non c’è coda, non c’è fila da fare. Le guardie forse hanno capito che dopo tutto siamo ragazz* e vogliamo solo un po’ di festa: lasciano passare tutti, frugando solo nelle borse vistosamente gonfie di bombe a mano. Le bottiglie di vetro vengono sempre requisite ma i moschettoni non sono più fuorilegge.
– [22/07] Terza serata: Partiamo sempre in bici ed arriviamo ancora quando manca davvero poco alle nove. Questa volta all’ingresso i puffi sono davvero pochi e manco ti degnano di uno sguardo questi altezzosi. Bah.
Non starò a criticare gli artisti e la musica che ho ascoltato in queste tre sere, ce n’era di qualità (di quella suonata coll’anima) e poi c’era altra musica.
Lo spazio era organizzato in aree a tema, o così mi è parso di capire. Avevano montato tre palchi:
Il Main Stage:
Il Global Stage:
Lo Psycho Stage:
Poi c’era il campeggio:
Si sentivano commenti molto negativi sull’organizzazione del campeggio. Tutte più o meno vertevano sulla totale mancanza di ombra che rendeva le tende molto simili a crematori. Tant’è che la gente per refrigerarsi un po’ durante il pomeriggio si recava alla Coop… :|
Una cosa buffa a cui ci è capitato di assistere durante le pause tra un concerto e l’altro è stata la messa in onda sugli schermi giganti di alcune puntate (senz’audio) di cartoni animati giapponesi. Qui si vede un fotogramma di Daitarn3, se non erro:
Beh che dire: la polvere che si alzava dal terreno era veramente fastidiosa e mi sono sentito intasato più di una volta, inoltre 5 Euro per una birra mi sono sembrati un po’ troppi, ma hanno cercato di rimediare l’ultima sera distribuendo tra la folla bigliettini per lo sconto di un euro, bah che astrusità.
Che poi: «Mi lamento, ma che mi lamento…»