Category: be happy
Be Happy!
Quando ti tirano l’acqua
Il mio computer ha un case vecchissimo, risale al ’98. Oltre ad essere vecchio, quindi poco agevole, poco compatibile, è pure pesante.
Nonostante questi due difettacci svolge il suo lavoro abbastanza bene. In questi anni ha subito qualche modifica da parte mia: ho messo una ventolina aggiuntiva (in aggiunta all’unica che c’era, quella dell’alimentatore), ho modificato alla buona un alloggiamento per un secondo harddisk, ho modificato il pannello per renderlo compatibile con l’ormai vecchia scheda madre, ho aggiunto un retina antipolvere sul retro, in basso.
Da qualche settimana mi frullava per la testa di aggiungere altre due ventole su un lato del case: quando uso Blender le temperature salgono un bel po’.
Per mettere in pratica questa nuova mirabolante idea, c’è stato bisogno di un intervento pesante sul pannello che ricopre i lati e la parte superiore del case.
Bene. Mi armo quindi di sega a ferro e mi dirigo nell’unico posto tranquillo e, in teoria, poco udibile, previsto il fracasso che farò: in cortile, sotto le terrazze.
Mi accuccio, poggio il panello sull’erba (in modo da evitare ulteriori attriti rumoreggianti) e inizio a segare. In pratica il pannello essendo un unico pezzo, ha una forma a ferro di cavallo e protegge i lati e il top: io separo il pannello di sinistra, quello che di solito si apre (nei case normali) per smanettare nel computer.
Mi rendo conto che il mio rumore emesso è forse eccessivo ma continuo lo stesso, sperando di finire al più presto.
Staccato il pannello laterale, mi accingo a rimuovere una porzione dal pannello isolato, in cui alloggerò le due ventoline.
Sono a metà del sudato lavoro, quando sopra di me, saranno stati 2-3 piani verso l’alto, sento le tapparelle che si alzano di tutta furia. Interrompo all’istante la mia opera e tendo le orecchie, in quanto essendo “sotto” non vedo chi c’è “sopra” affacciato/a alla finestra. Niente, nessun urlo, nessuna bestemmia, niente.
Vabe’, ricomicio a segare l’alluminio a tutto foco, incurante della catastrofe incombente.
Non passano trenta secondi che a meno di mezzo metro da me, si abbatte al suolo un metro cubo d’aqua che impattando sulla terra asciutta diventa istantaneamente fango e mi si catapulta addosso.
Io ci rimango abbastanza di merda (anche per il colore) e mi fiondo allo scoperto per verificare chi è il cretino totale che ha agito in un così assurdo modo, senza avvertire, senza bestemmiare prima, senza urlare contro dio.
Ovviamente il cretino, o la cretina vai a sape’, è sparito senza indizi.
Che faccio? Con un impeto rabbioso mi rimetto a segare l’alluminio facendo più baccano possibile, ma avendo quasi finito il lavoro, tutta la rabbia si disperde e se ne va: ho il mio case segato e pronto per essere moddato, alla facciazza del vicinato.
Ok amore.
«Ciao amore! A giugno andiamo a vivere a Rockbridge!»
«Ok amore.»
«E poi amore, a settembre ci si trasferisce a Dublino!»
«Ok amore.»
«Che bello amore! Non è bello?!»
«Certo amore. Avevi da dirmi solo questo?»
«Sì amore, solo questo. Dai ci sentiamo presto!»
«Ok amore.»
Ovvio, Rockbridge e Dublino sono città fittizie.
Una meta, un viaggio, poca voglia di tornare
Gelo, pioggia e vento. Ecco cosa ho trovato. Tra le cose immediatamente tangibili elencherei queste.
Sono le più importanti? Ovviamente no.
Lavoro, vita, cortesia, un posto nuovo. Un posto da conoscere, con regole diverse, diverse abitudini. Ed una lingua diversa: l’inglese.
Non quella che ho studiato tutta una vita a scuola o cercato di parlare con pochi turisti o amici occasionali. Una lingua stretta, complicata a pelle, impegnativa nelle sfumature. Imparare a parlare per sopravvivere, sopravvivere per parlare meglio e poi vivere.
Non so se è la Scozia in sè che mi ha preso o se è solo un nuovo posto come un altro. So però, soprattutto grazie a Lei, che è un buon posto, o comunque lo sembra molto.
Adesso nevica, è tutto il giorno che nevica. Nevica ma non attacca. Forse il terreno è troppo freddo anche per la neve. E’ inevitabile parlare del tempo. Anche gli scozzesi ne parlano spesso. Soprattutto del freddo, anche se loro sembrano non sentirlo. Vanno in giro in magliettina o felpetta quando io per non buscarmi un malanno mi metto maglione e giaccone. Si mettono un berretto quando c’è vento, si coprono le mani quando fa veramente freddo ed io non mi azzardo nemmeno ad uscire. E in tutto questo non ho ancora visto una persona soffiarsi il naso. Io mi sento a disagio quando lo faccio: tutti mi guardano, guardano il fazzoletto, sembrano non capire, poi, allarmati, si allontanano… ed io ci rimango di merda.
Forse basta abituarsi, forse basta iniziare a mangiare come fanno qui, e mettere su qualche strato lipidico in più. Forse basta smettere di comprare fazzoletti.
In italia ho lasciato un po’ di cose che verrò presto a prendere, credo. Il mio fottuto computer e qualche rimasuglio di effetti personali. E poi i libri, i miei pochi libri. Se potessi porterei anche un bidet, che qui ce ne sarebbe bisogno.
Qui non si eccelle mai per la pulizia in casa. E’ un po’ tutto lasciato a se stesso con ritmi di riordino e pulizia abbastanza blandi e flessibili. Si pulisce quando capita, se capita. Io non mi sento a disagio, ma non mi potrei abituare alla sporcizia, potrei solo galleggiare, schivare, scansare, girare in torno. Mai farci le cose dentro. Una volta lessi un libro: parlava di germi.
I supermercati sono ovunque. Non troppo diversi da quelli italiani. Qualche differenza, vengono favoriti banconi con roba “ready to eat” o “ready to bake and eat” o “ready to drink”. Gli scaffali con materie prime nel vero senso della parola (farina, ortaggi, cibo da pulire, cuocere, farcire) sono pochi e scarni. Beh poi dipende dalla grandezza del supermercato, più è grande più è facile trovare prodotti rari (come il lievito per dolci, ad esempio). Invece è pieno di schifezze e minchiatine, scaffali colmi di ogni sorta di “junk food”.
Musei gratuiti. Un botto di musei. Li stiamo visitando un po’ per volta. Devo dire che il clima austero e serioso dei musei italiani non c’è o non lo trovo, non si deve fare silenzio (basta non berciare e/o correre, credo), è tutto molto free. Se becchi il giorno giusto c’è la visita guidata.
Ho accennato alla cortesia. A parte quella delle persone che ti parlano, che sembrano sempre gentilissime, un “sorry” ogni tre parole, quando io il “sorry” non riesco ancora ad usarlo usualmente, c’è quella dei messaggi scritti e degli avvisi. Qui l’avviso meno cortese è “per favore, non fare questo/quello…”. Oggi sono stato in un museo. Sulle opere da non toccare c’era scritto: “Per favore, aiutaci a prenderci cura di questo oggetto non toccandolo”. Capito? Qui sono avanti. Sì però c’è da dire che è anche pieno di telecamere. In ogni dove. Vai in un qualsiasi posto pubblico e ci sono minimo due-tre telecamere che ti registrano. Non ne vedi neanche una? Non ti preoccupare, c’è. In realtà sono sempre abbastanza visibili, è raro che siano nascoste. Non so neanche se sono tutte funzionanti, magari sì.
Sorridi! Verrà il giorno in cui non serviranno più le telacamere perchè avremo un chip nel cervello. Oppure perchè non ci sarà più nessuno da controllare…
Dopotutto mi sono solo avvicinato di qualche centinaio di chilometri ad una delle stanze dei bottoni. Ogni bottone decide la sorte di qualche popolo:OFF=sopravvivi – ON=soffri
Ho iniziato questo viaggio per curiosità, sto continuando perchè una parte della mia Vita ha idee chiare e precise. So che non finirà presto, so che non avrò niente da perdere e tutto da guadagnare. In un film che vidi poco tempo fa c’era un professore che diceva che l’Italia non può essere cambiata se non distruggenola e ricostruendola da zero. Credo che l’autore di quel testo abbia ragione, per quel poco di cose che ho visto/letto non credo ci sia altra soluzione. Io però non saprei da dove partire e probabilmente andarsene è la mossa peggiore, dopotutto ci tengo a cambiarla. Probabilmente tornerò con idee diverse, può essere che pensare di cambiare un solo Paese non serva a niente perchè il mondo tutto è marcio nelle fondamenta, che poi sono i vertici. Forse un giorno atterreranno gli alieni.
Scotland forever?
Via di qua! A presto qua?
Sto per partire.
Ancora un’ora e poi inizia il mio breve viaggio.
Adesso in sottofondo: Nine Inch Nails.
Accanto a me una mezza Moretti, poco più in là un portatile con slide porno.
Nelle altre stanze, musica e televisioni a tutto volume, gente che si parla, ma non capisce cosa dice o ascolta: non è colpa del casino mediatico, è la gente.
Arriverò dove forse starò meglio? Non lo so, lo spero. Almeno lì avrò qualcuno che mi ascolta, sul serio.
Fanculo il clima, fanculo l’umidità. E fanculo allo bello sole nostro.
Quello che mi serve è trasparenza o almeno finta trasparenza. Qui non ne vedo, nemmeno se mi alzo e mi affaccio alla finestra. Nemmeno se ascolto persone qualificate.
Forse in un altro Paese, forse là riusciranno a fregarmi bene.
Lo spero proprio, spero che mi freghino e che io mai me ne accorga.
E’ così: a volte capita di arrendersi, vorrei non farlo, ma capita di pensarci su nei momenti più paranoici e tristi. Vorrei che non fosse così ma a volte lo è, e non ci si può fare nulla. A volte.
La birra finisce, le slide porno sono in loop.
A volte anche il tempo sembra un disco continuo, sembra di ritrovare situazioni perdute, persone perdute.
Non vi dà gioia sfatare illusioni?
Ho un treno da prendere. A presto?
Compilare Blender (Subversion, SCons)
Ieri mi sono messo sotto (non l’avevo mai fatto) e ho provato a compilare Blender da svn.
Allora, le cose di cui abbiamo bisogno sono:
- SVN
- SCons
- fantastilioni di dipendenze
Possiamo installare il tutto con un semplice comando, da root o con sudo, tutto in un’unica linea:
# aptitude install build-essential svn-buildpackage libopenal-dev libalut-dev libsdl1.2-dev ftgl-dev libpng12-dev libjpeg62-dev libtiff4-dev libopenexr-dev libnspr4-dev libglut3-dev libxmu-dev libarts1-dev libsmpeg-dev libxi-dev gettext arts subversion scons
Se non avete una distro Debian-based il metodo non penso che cambi molto, cambierà sicuramente il modo di installare i pacchetti e il loro nome.
Bene. Adesso che abbiamo il necessario, usciamo dalla modalità superuser e da utente normale, facciamo:
$ cd ~
$ mkdir blender_svn
$ cd blender_svn
Adesso prendiamoci i sorgenti, tutto su una riga:
$ svn checkout https://svn.blender.org/svnroot/bf-blender/trunk/blender
Infine entriamo nella directory “blender” e compiliamo (serviranno dai 30 ai 60 minuti, dipende dalla CPU):
$ cd blender
$ scons
Se avete problemi con il linker e scons finisce con un errore, come nel mio caso (librerie openal), potete probabilmente risolvere creando il file ~/blender_svn/blender/user-config.py, con il seguente contenuto:
BF_OPENAL_LIB = 'openal alut'
Adesso potete lanciare l’eseguibile di Blender per verificare che tutto funzioni:
$ cd ~/blender_svn/build/linux2/bin/
$ ./blender
La cosa bellissima di questo metodo è che non bisogna riscaricare tutti i sorgenti ogni volta che cambiano e non bisogna ricompilare tutto se i sorgenti cambiano di poco.
Se dopo qualche giorno volete ricompilare con le ultimissime novità:
$ cd ~/blender_svn/blender
$ svn up && scons
Happy Blender!
Risorse:
At the end of the sand-glass
A volte capita di leggere cose, a volte capita di pensarci su:
Lei
Lei ha dei capelli bellissimi. Ricci sottili e lunghi, castani. Il massimo raccolti con lo stecco dietro la nuca, alcuni boccoli liberi, sparsi a ornare il sorriso.
Il sorriso, un sorriso che si sogna, che non si dimentica. Così bello che non osi sfiorarla per paura di poter spezzare l’incantesimo. Una stupida paura, perchè adesso che la tieni stretta il sorriso e tutto il resto ti scaldano, non si rompono, e stai bene. Ma adesso come fai a scostarti da lei? Perchè hai una gran paura che tutto si incrini? Perchè non riesci a capire che l’importante non è solo questo?
E lei viaggia tanto, viaggia e conosce luoghi. E persone. Tantissime persone, vicine, lontane, in giro. Andare con lei?
Sono belli i vestiti e gli orecchini e come guida e gli stivaletti e come saluta e come esulta. Come racconta le cose e come dice grazie.
Stare con lei. Adesso tutto il resto è noia.
Konqueror: Integrazione. #2
Carissim*,
vi descrivevo un volta, una semplice configurazione di Konqueror. Vi dicevo nello stesso post pure della problematica integrazione con XChat: per aprire un weblink da XChat in una nuova scheda della sessione di Konqueror già avviata bisognava ricorrere a dcop creandosi un semplice script bash.
Bene! Tutto questo adesso non è più necessario!
Adesso basta dire ad XChat di aprire il link nel browser, ed automaticamente si aprirà in una nuova scheda.
Io ho queste impostazioni:
Beh, questo è quanto. Non so se le cose sono cambiate per un aggiornamento in Konqueror o in XChat. Non so neppure da quando è cambiata questa piccola cosa, forse sono mesi, ed io me ne sono accorto solo adesso o_O
Ghgh.
PS:
ii konqueror 4:3.5.8.dfsg.1-1
ii xchat 2.8.2-1
PPS:
Se l’indirizzo non è completo di “http://” la cosa non funziona.