Leggendo queste pagine, chiunque può rendersi conto di come io possa essere poco favorevole al software proprietario, anche se, ahimè, certe volte lo uso, per svogliatezza o per costrizione.
Ieri mi è capitata una cosa a dir poco fastidiosa, per non dire orrenda.
La mia fidanzata mi chiede se posso farle dei lavori sul computer, tipo riorganizzare delle cartelle e poco altro, quindi mi lascia il portatile. Io da bravo faccio tutto quelo che si deve fare e tanto per gradire, prima di uscire con lei, avvio una bella deframmentazione del disco (sì, il portatile c’ha Windows). Ottima idea direte voi. Eh, pure a me sembrava una bella idea, cazzo.
Torno a casa, in camera (da solo) verso le 2. O forse le 3? Boh, tardi.
La deframmentazione del disco è finita. Finita per modo di dire: anche se sembra completata, rimangono dei grossi file ancora in mille pezzi, ma vabbe’. Decido che comunque è abbastanza tardi: ordino a Windows di spegnersi.
Presa della corrente al muro all’altezza del materasso, da questa parte il cavo del trasformatore, che passa sul letto e raggiunge il portatile sul comodino.
Scivolo e inciampo su me stesso, ovviamente non trovo appigli a mezz’aria, cado come un coglione sul letto e la mia mano per ordine di un qualche dio si appende proprio al cavo del portatile appena fuori dal letto. La spina si strappa dalla presa, come vuole una qualsiasi legge di fisica presa a caso dal Manuale del Mondo. Tutto questo succede proprio nei 2 millesimi di secondo in cui Windows sta ancora facendo lo shutdown della minchia.
Essendo il portatile giustamente senza batteria inserita, si spegne male. Un male profondo.
Per non svegliare il mio coinquilino, mi trattengo dall’urlare la seicento-sessanta-sei-esima bestemmia. Cerco di pensare a farfalle e prati fioriti e al sole, a cose belle e carine. Ma non funziona, la decomposizione si impossessa dell’ambiente che mi circonda. Mi faccio del nuovo male: riaccendo il computer. L’ennesima bestemmia tuona dalla mie fauci. È la mia risposta al BSoD. La schermata blu non dura più di 5 secondi (riesco a leggere: registro), dopo di che, il pc si riavvia ed entra in un ciclo perverso: Avvio — ScanDisk — BSoD — Avvio — ScanDisk — …
Decido che la morte definitiva può attendere e stranamente riesco ad addormentarmi quasi subito.
La mattina passa noiosa, il backup dei file sull’harddisk esterno tramite Ubuntu è lungo ma almeno quello riesce senza intoppi.
Il pomeriggio passa frustrante, alla ricerca di guide-howto-parole che riguardino il recupero del registro, non avendone mai fatto dei backup-copie di sicurezza, non volendo formattare. No.
Finalmente trovo la guida che fa al cazo mio. Ora. La logica vorrebbe che io abbia fin da subito cercato informazioni sui problemi di un software sul sito della casa produttrice del medesimo software. L’odio derivato dall’esperienza però fa dimenticare certe regole logiche.
La guida è sul sito della Micro$oft. Ok, l’ho detto.
In pratica tutto si riduce a dover sostituire i 5 file danneggiati che compongono il registro, prima con delle copie standard presenti in una cartella di sistema (per rendere la macchina avviabile, credo), poi con dei vecchi backup fatti in automatico (non ho capito ancora con che logica) mesi prima. Notare che questi backup automatici non sono visibili dall’utilità di ripristino configurazione di sistema. Che odio!
La guida dice di usare il cd di Windows XP con la relativa console di ripristino. Dopo poco mi accorgo che le semplici operazioni che sto facendo dal prompt di Windows, posso farle molto più velocemente da Ubuntu. Quindi lo faccio.
La storia si conclude abbastanza felicemente (riesco a trovare un backup funzionante).
Inoltre sono diventato una specie di dio dei computer agli occhi della mia ragazza. Il che non è assolutamente vero, ma mi fa piacere, ovvio.