Sono in appartamento con due persone che vengono dalla Cina.
Io ho una certa affinità con la cucina e i suoi strumenti. Mi piace cucinare, per me o pochi altri, quando le persone diventano troppe mi stresso e non mi diverto. Ancora peggio se devo farlo per soldi o per il pane. Ma ci sono anche dei buoni momenti in ciò, dipende da molte cose: con chi lavori, la qualità del servizio, le aspettative del/i boss, i clienti, ecc..
Tornando alla cucina di casa… maremma cane, possibile che questi friggano a tutti i pasti, tutti i giorni, sempre?!
Riso (e fin qui sono d’accordo) e frittume. Non so cosa friggano, sono qui da pochi giorni, ma il diavolo porco, torni a casa e BAM!! Una manata di fritto solido ti devasta l’olfatto e la faccia. E la finestra la trovo sempre aperta, manco puoi dirgli di aprire la finestra, è già aperta, sempre…
Non mi permetto di dirgli di non friggere, ci mancherebbe. Ognuno si uccide come crede.
Magari uno pensa: vabbe’ è solo l’odore, ci si può abituare. Una bella segah.
A parte che non ti ci abitui all’odore.
E poi, non so da quando non puliscano, spero da molti anni, qualsiasi cosa in cucina è ricoperta da una patina di grasso. È quel tipo di grasso giallino, dove è sottile, sul giallone, ocra, dove è più spesso. Appiccica. Odora. È brutto e sembra una cosa male, molto male.
Per non parlare delle pentole.
Meno male che il rimedio c’è. Comprare pentole nuove, qualche accessorio, e poi agire le superfici e le cose che stanno in cucina con qualcosa di potente, tipo l’olio di gomito. Questo non unge.
Poi finalmente potrò cercare di offrire loro un sano, non grasso, che-fa-meno-male pasto. Se ci riuscirò, sarà soddisfazione.
Category: arghh!
Acciderbolina!
Più piedi, più bici, più testa.
Copincollo da ReKombinant.
Donne e motori?
Con la spiritosa headline: “Donne e motori? Motori.” viene pubblicizzato un evento che non possiamo definire altrimenti che lugubre: il Motor Show si terrà a Bologna a partire dal 5 dicembre.
Lugubre è la lista di incidenti mortali che ogni anno sono provocati dall’automobile, mezzo di trasporto antidiluviano, irrazionale, pericoloso, criminogeno, antieconomico.
Lugubre è il numero crescente di tumori polmonari causati dalle emissioni di sostanze velenose rilasciate nell’atmosfera delle città invase da ingombranti oggetti metallici scagliati a velocità assurde contro la vita umana.
Lugubre è l’aspetto delle città senza più bambini che giocano per strada, senza più giovani che si bacino e si abbraccino in periferie desertificate e cementificate dal Moloch Automobile.
Lugubre è il sistema economico che si regge sull’automobile, e ora sta sgretolandosi, e diffonde con il suo collasso ansia miseria e barbarie perché gli umani motorizzati non sono in grado di concepire una vita più rilassata e meno consumista e reagiscono alla crisi con crisi di panico e violenza aggressiva.
L’automobile è una delle catene essenziali della schiavitù contemporanea. Abbiamo bisogno dell’automobile per andare a farci sfruttare otto dieci ore al giorno. E siamo disposti a farci sfruttare otto dieci ore al giorno per poterci permettere l’automobile.
Quanto più si moltiplicano le automobili tanto più diminuisce l’utilità di quel mezzo, perché le strade diventano blocchi di metallo che si muovono sempre più lentamente.I padroni dell’economia non hanno né intelligenza né creatività né soprattutto senso etico. Altrimenti si renderebbero conto del fatto che l’automobile deve scomparire dal futuro umano, e che occorre sviluppare altre tecnologie di trasporto. Invece eccoli indignati perché il protocollo di Kyoto prevede una riduzione delle emissioni velenose, eccoli strepitare e implorare una proroga. Vogliono continuare a distruggere i nostri polmoni, vogliono continuare ad uccidere perché i loro profitti non scendano di qualche punto.
Quanto ai politici e agli amministratori si guardano bene dal cercare nuove soluzioni, perché i padroni del petrolio e dell’auto sono anche i loro padroni. Ecco allora il governo italiano che rifiuta di applicare le decisioni europee pur di non ridurre il veleno e il profitto.
La politica e l’amministrazione delle città non ha il coraggio di fermare questa follia perché teme l’ira dei cittadini autodipendenti. E ogni anno un numero sempre più alto di persone finisce in ospedale con problemi polmonari gravi come l’asma e la bronchite. Il cancro polmonare uccide ogni anno un numero più alto di persone.
Ma l’autodipendente non vuole sentire ragioni. Non sopporta l’idea di usare le gambe, la bicicletta o il mezzo pubblico. Se deve portare i bambini a scuola non può rinunciare a tirare fuori il ferro, anche se crescono le probabilità che i suoi bambini si becchino un’asma bronchiale, o magari un cancro ai polmoni prima di raggiungere i quarant’anni.Un numero sempre più vasto di persone ha capito che l’automobile è un ferro vecchio, simbolo di un’era ormai declinata, diffusore di psicopatie aggressive e suicidarie. E si comincia ad usare la bicicletta. Ma le amministrazioni e i poteri economici considerano la bicicletta un vezzo strano, un hobby per perdigiorno, anche se è provato che in città qualsiasi percorso si copre più rapidamente in bici che in automobile. Ecco allora che l’Amministrazione di una città come Bologna penalizza l’uso della bicicletta. Il sindaco Cofferati e il suo partito sostengono di avere realizzato nuove piste ciclabili, ma chi va in bici a Bologna sa benissimo che si tratta di una burla criminale. Le cosiddette piste ciclabili sono in realtà gimkane pericolose in mezzo a strade intasate da veicoli spernacchianti. Piuttosto che violare il manto stradale, tempio intoccabile della divinità automobile, gli amministratori disegnano piste ciclabili assolutamente improbabili su marciapiedi in cui i poveri pedoni sono costretti a contendersi lo spazio con i ciclisti.
La commissione progettuale Inquinamento Zero, componente della lista Bolognacitta libera, riunitasi il 12 ottobre ha deciso di lanciare un appello ai ciclisti della Provincia di Bologna e della Regione, e a tutti i ciclisti italiani: partecipate al convegno che si terrà il 5. 6. dicembre a Bologna. Partecipate in bicicletta.
In un locale che comunicheremo in quei giorni si terrà un convegno che sarà dedicato a diversi argomenti: prima di tutto alla bicicletta, alla sua storia e alle sue evoluzioni possibili, alla sua funzione come mezzo di trasporto e come metafora di un modo di vivere più umano. Inoltre ci sarà un incontro dedicato alla fine dell’auto, al suo smontaggio e alla mobilità del futuro.Una parte dell’incontro per finire sarà dedicato al centenario della pubblicazione del Manifesto del Futurismo italiano, che all’automobile dedicò (cento anni fa) un’attenzione tutta particolare.
Testo di BiFo, originale su RK.
Consensone con mascherina anti-smog.
EVILution
Ho finalmente trasferito posta e contatti da EVILution a Thunderbird.
Io che ero abituato da tempo a KMail (ho le lacrime) mi sono ritrovato quasi a casa con l’uccello di tuono.
Evolution è abbastanza buono come software, fa quasi tutto, pure gestisce GPG e altro. Ha una carina visualizzazione dei contatti etc etc etc. Si integra bene in Gnome etc etc etc.
Poi ci sono cose che ti fanno saltare i nervi. Tipo:
· Gestisce a cazzo i quote. Ogni altro programma tratta i quote come testo NORMALE, che puoi editare, spostare, farci che ti pare. Evolution no. Lo incestella in una pseudo-tabella che boh, è fissa, si muove, sembra testo, non lo è. Vai a sapere.
· Accendi Evolution e si mette a scaricare in automatico la posta. Tu sai che non c’è connessione o per i cazzi tuoi vuoi stoppare sta cosa del download: non puoi, c’è la crocetta rossa accanto all’operazione, ma non funziona. A che serve la crocetta rossa? A farti consumare i click che ti avanzano probabilmente.
· Ti arriva un messaggio cifrato o devi firmare un messaggio… ti si apre Pinentry ma il processore schizza al 99% fino a che non inserisci la passwd. Tristissimo.
· Se hai intenzione di usare Evolution, disabilita la storia della sincronizzazione automatica dei contatti con quelli di Pidgin. Potresti restare deluso dallo sminchiamento misto e totale che questo comporta.
· Ti si chiude male il programma… ti si sfracella il layout.
Ora non mi viene in mente altro.
Lunga vita a KDE.
Lavorare, risparmiare, licenziarsi.
Son contento.
Ho lavorato per più di quattro mesi di fila senza sclerare troppo con un lavoro che mi va un po’ stretto… il cuoco, con gente che mi va un po’ storta… fascismi ignoranti, bullismi innocenti, monotonie stancanti.
Ho risparmiato la bellezza di tre stipendi e un po’, senza le mance ovviamente. Quelle le ho spese aggiro.
In questi mesi ho re-imparato a stare in una cucina, che gli anni di università mi avevano fatto dimenticare, ho ripreso in mano coltelli, padelle, palette e ramazze. Ho imparato cose nuove certo ma ho anche rispolverato vecchie memorie. Le ricette e le dosi che il lavoro nelle estati italiane mi fece imparare, senza fatica peraltro, sono ritornate a galla in men che non si dica. Il lavorare fisico mi è sempre piaciuto, rilassa. Se calmo a livelli accettabili, non sclerante a livelli pazzi.
Ho constatato che anche il grande chef di un buon ristorante non sa fare la besciamella, o almeno non sa farla nel modo presumibilmente sano che conosciamo in Italia. Non si lavavano le verdure. Tranne l’insalata. Arrivavano abbastanza pulite e siccome lo sembravano ad un occhio veloce, le si considerava a quel modo. E se provavi a chiedere… «Scusa ma qui non le lavate mai le verd…» «Lavarle? Ma se sono pulite! Guarda.» «E ma i pesticidi e tutte quelle…» «Non ti preoccupare.» Eh. Appunto.
E lavoravo. Turni assurdi, non come quantitativo di ore ma perché strutturati in un modo a cui non ero abituato. Io, avvezzo a spadellare in hotel, mi son trovato spaesato nel modello del ristorante anglosassone: i turni cambiavano tutti giorni, tutte le settimane, cazzo, c’è il rischio che un giorno ti sbagli ed timbri all’orario sbagliato! Mai successo per fortuna.
La cosa più bella è che conosci ed impari a conoscere gente diversa, gente che ha viaggiato, molto più di te in molti casi. Australia, Spagna, Sud America, Russia. E nei momenti di pausa del lavoro ti fai raccontare, ti appoggi al banco ed ascolti e immagini. E poi racconti a tua volta. Ma le tue storie sono sempre piccole e banali, o almeno così ti sembra. Ovviamente non è vero.
E poi cambia un membro dello staff. E ti chiede, sempre nelle piccole pause, come funziona, come si fa questo, di dove sei, da quanto ci sei. E tu cerchi di spiegare, certi di farti capire, e gli dici che i manager sono solo dei buffoni, che verranno a in cucina a fare i bulli e spiegarti come fare il condimento per l’arrabbiata, che ovviamente non sanno fare, ma sono i manager e bisogna dirgli OK, far capire al loro piccolo cervello che hai capito e che sei OK al 100%. OK al 100%. Poi spieghi al nuovo arrivato come si fa una vera arrabbiata, e lui ti dice OK al 100% e si ride.
I manager. Prova a contraddirli. Perché prima di dirgli OK, understood, ci provi a fargli capire il tuo punto di vista, le tue conoscenze, quello che hai imparato. NO, non funziona così. Il manager dice, tu fai. La pasta fresca non cuoce più dopo 5 minuti, cuoce quando viene a galla. Se una salsa si è asciugata al caldo, non ci devi mettere un goccio d’acqua, ma olio o panna o va-a-sapere-cosa. Gli dici OK, ma dentro di te li mandi il più delle volte a fare in culo. E sei sei fortunato, se sai fino a quando lavorerai, allora te ne sbatti proprio. Vuoi l’arrabbiata? Eccotela, super-oliosa, super-che-fa-malissimo, super-che-no-la-mangeresti-mai-cazzo. È il modo più semplice per sopravvivere senza troppi scazzi, dici loro OK e poi fai quel cazzo che ti pare, vieni ripreso per una scemenza e poi ti chiedono una pasta al gorgonzola… dico loro OK e se scorgi un pezzo di gorgonzola per terra dimenticato da dio, che fai, non lo usi per il tuo manager preferito? Questo ed altro per i miei amici manager.
Non tutto era merda ovviamente. Gli orari non erano massacranti e la paga quasi buona. Diciamo sfruttati al punto giusto, tenuti saldamente in bilico tra la speranza di buon lavoro e il baratro della disoccupazione: «Abbiamo bisogno di te, ma come te ce ne sono a valanghe, quindi…» Be’ ciao.
Io ho cercato di scrutare l’orizzonte e ho visto cose diverse, altre città, altre persone, altre vie. Non so, licenziarti ti libera, ti sfoga. Ho avuto il sorriso stampato in faccia per dei giorni, prima e dopo… «Che ridi?» «Mi sono licenziato l’altro giorno e…» «Ah sì, ti capisco allora…» Ma non perché fosse chissà che brutto lavoro, anzi. Una questione diversa. Perché ti apre la strada a mille pensieri, a milioni di speranze o possibilità, soprattutto se era un lavoro a tempo pieno. Puoi pensare ai tuoi cazzi a tempo pieno, tutto il giorno.
Ovviamente la pacchia prima o poi finirà, di pari passo con i soldi risparmiati.
Ma adesso sapete cosa? Mi trasferisco a Londra cristodiddio! E fatemi gli auguri cazzo =P
I temi scuri
Ho modificato il .css e le immagini del blog.
Stanca meno la vista, ma adesso è più brutto, si legge peggio.
Perché mai allora l’ho fatto?
Da un lato perché sono triste e così riverso un po’ della mia frustrazione sul mondo.
In secondo luogo, e mi pare il motivo più convincente, per far risparmiare energia elettrica ai quattro sfigati che usano monitor CRT e leggono queste parole.
Sono stato influenzato positivamente dalle iniziative di Blackle, Trek3d/black, Nerooo, ecc ecc…
Si certo, chi usa un monitor LCD non risparmia perché usa un tema scuro, ma perché gli LCD consumano meno.
Quindi se dovete scegliere tra CRT e LCD sapete che dovete fare. A meno che non vi procuriate l’energia dal sole, dal vento o dalla cacca.
Karma Plugin! Adesso funzioni, OK?!
Mi piace questo plugin…
L’avevo tolto per sbaglio: per ignoranza avevo cancellato i due campi personalizzati fondamentali per farlo funzionare
Ma veniamo alla parte tennica :)
Seguendo queste semplici istruzioni :° è possibile attivare il plugin.
E fin qui nulla di che.
Il problema si presenta se quando proviamo a “votare”, ci appare questo splendido messaggio:
Fatal error: Call to a member function getValue() on a non-object in /var/lib/lifetype/plugins/karma/class/karma/karmalib.class.php on line 82
In pratica credo dica qualcosa tipo:
“Diocane che dolore! Mi si è incrocchiata la linea 82 di cippalippa.php contro un cazzo di custom field. Suca!” (spiegazione)
Quindi c’è qualcosa che non va nei campi personalizzati (raggiungibili dalla sezione gestione del blog).
Per questo plugin sono necessari due custom field: negativeKarma e positiveKarma . Devono essere del tipo “Campo testo” e dovrebbero essere nascosti (per non dar noia durante la scrittura di un nuovo post).
Dico dovrebbero perché, se riceviamo l’errore di cui sopra, vuol dire che il valore che hanno è sbagliato o non c’è e dobbiamo editarli a mano *_*TUTTI*_* . E con “tutti” intendo “TUTTI I CAMPI negativeKarma e positiveKarma DI TUTTI I POST DI TUTTO IL BLOG.
Ottimo eh?!
Una volta editati e inseriti i valori standard (0 e 0) possiamo anche ri-nasconderli.
La domanda da mille seghe mentali è: I nuovi articoli verranno creati con i valori giusti?
Ora provo eh.
Vabe’ ho scritto un po’ a merda, ma tant’è.
Consiglio triste e paranoico della settimana #9
Non dar modo ai manager di usare il loro piccolo cervello.
Consiglio triste e paranoico della settimana #8
Se hai intenzione di licenziarti, fallo prima che il manager lo capisca.
Four minutes pizzas
Siccome noi abbiamo il forno elettrico che può arrivare a milioni di gradi, perché non sfruttare questa possibilità?
Follia pura.
Il forno delle pizze a 400°C cazzo. E guai se lo tenti di abbassare! Ci sono persone che riescono a percepire nell’aria la differenza di temperatura e te lo vengono a riportare a livelli assurdi, senza farsi vedere per giunta.
Io ho sempre cotto pizze a 300° max 320-330°C. Ed infatti ci mettevano il tempo che ci vuole a cuocere una pizza: 6-7 minuti.
Invece no! Noi bravi, noi veloci, noi tanti soldi.
Così se, nella mole di stress e lavoro, ti dimentichi in forno (sì, perché siamo esseri umani) una fetta di pane un mezzo minuto in più si carbonizza. Le verdure al forno si carbonizzano. Le focacce si carbonizzano. Il pollo al forno si carbonizza. Le mie mani si carbonizzano.
Can I show you something very fast?
Here is a list of very popular phrases, from my favourite personal head-chef: directly from his mouth to my ears…
– Come on! Come on!
– Faster! Faster!
– Cut smaller! Small and nice! OK?!
– This is the way we do this, OK?!
– Can I show you something very fast?!
– I need more "penne"! I need more "penneee"!!!
– Hot pan!!!
– Uhm… Nice!
– Oh Please… Can you work as I show you?!
– Cook with very hot pans, OK?! Everytime! Arghhh! This pan is not hot! Look! This pan is very hot!!! Come on!
– You need to be faster!
– How long for pizzaaa?!
– Are you OK?!
– Could you clean these onions for me please?
– Fuck!!! What are you doing?!